top of page

UNA VOLTA NELLA VITA

 

Cinema Giulio Cesare 5 febbraio 2016

​

Regia di Marie-Castille Mention-Schaar. Con Ariane Ascaride, 

Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Mnich, Stéphane Bak.  

Produzione Francia, 2014.

 

Un film più che riuscito su come dovrebbe essere la scuola:

luogo della trasmissione del saper imparare.

 

 

 

 

5 febbraio 2016, tutto l'agrario fuori dalle mura di scuola per vedere un film e "far lezione in modo diverso". Prima dell’inizio della proiezione, la prof. Summa ci ha introdotto ai  contenuti e ad alcuni aspetti della scrittura, produzione e regia del film. “Una volta nella vita” è un grande film ambientato nella periferia di Parigi, il cui tema principale è quello della Shoah. Ma non solo. Il titolo originariamente era “gli eredi”: leggendo il giuramento dei prigionieri sopravvissuti nel campo di Buchenwald, pronunciato nell'aprile 1945,  i ragazzi protagonisti di questa storia vera  condividono quella stessa volontà e  si  impegnano  a  far di tutto perché quelle storie non vengano cancellate. In un primo momento i ragazzi sembrano tutt'altro che sensibili verso questo particolare argomento della storia, quanto piuttosto una classe di studenti superficiali e agitati. Nessuno avrebbe mai scommesso su di loro, ma una professoressa (con un atteggiamento simile alla nostra prof. (!))  riesce,  guardandoli negli occhi, a vedere in loro qualità che loro stessi non riuscivano a riconoscere. Nel film vengono trattati diversi temi quali : l'amicizia, la scuola, le discriminazioni razziali, i sentimenti e la commozione. Un film che fa riflettere e forse anche un po' cambiare la prospettiva con cui noi adolescenti guardiamo il mondo, trasmettendoci anche un po' di voglia di voler, nel nostro piccolo, provare a cambiare il mondo che ci gira intorno, così piccolo  ma pieno  di pregiudizi e sopraffazioni.    

Lorenzo De Martino e Daniele Scarpino 3B Agrario

 

 

Il giorno venerdì 5 febbraio 2016  tutti gli studenti dell'istituto agrario  (eravamo davvero tanti, praticamente tutti!) si sono ritrovati al  cinema Giulio Cesare per  la proiezione del film " Una Volta nella Vita " . L’argomento è l'olocausto o meglio l’importanza della memoria dell’olocausto. Narra una storia vera:  una professoressa che,  insieme ad una  sua classe dell'istituto Léon Blum della periferia di Parigi,  affronta un percorso  di studio sulla seconda guerra mondiale, in particolare sulle vittime della shoah. La parte che mi ha colpito di più è stato il cambiamento dei ragazzi della classe durante questo percorso. Era la classe peggiore della scuola fatti di ragazzi di differenti etnie, religioni e condizioni sociali; e, forse proprio per questo motivo, la professoressa di italiano Guèguen,  conoscendo le loro ottime potenzialità,  decide di  coinvolgerli e di metterli alla prova e,  con l'impegno di tutti, o quasi, riescono  a vincere il primo premio al Concorso e a vivere un’esperienza che li cambia profondamente.  

Leonardo Cesaretti 2B Agrario

 

Il giorno 5 febbraio siamo andati al cinema a vedere  "Una volta nella vita".

Questo film racconta di una scuola della periferia di Parigi e di  una classe considerata la peggiore dell'istituto. E la storia è realmente accaduta.

Una professoressa propose a questa classe di partecipare ad un concorso di storia dedicato alla Persecuzione e Deportazione degli ebrei.

La partecipazione a questo concorso sconvolse la vita di tutti gli alunni di quella classe.

Questi ragazzi si documentarono accuratamente sugli avvenimenti del passato scoprendo delle realtà inenarrabili sulla persecuzione di gente inerme ( adulti e bambini ) da parte di mostri convinti della legalità della follia nazista. Nonostante io stesso fossi piuttosto scettico in merito all'interesse che potesse suscitare in me la visione di questo film, la vicenda mi ha preso talmente tanto che non sono più riuscito a dimenticarne la trama. Come tutti, anche io avevo sentito parlare della Shoah, della persecuzione degli ebrei e dell'olocausto, ma " Altro è parlare di morte ed altro è morire ".

Veder passare sullo schermo l'orrore di cose realmente accadute ed ascoltare il racconto di un sopravvissuto  di un  lager  nazista, mi ha colpito più di quanto potessi immaginare. E' per me incomprensibile concepire che  alcuni esseri " umani " abbiano potuto fare ad altri ciò che la storia ci documenta.

Questo film insegna che non bisogna dimenticare gli errori del passato, per non ripeterli, e ad avere fiducia in se stessi perché l'unica speranza per il futuro siamo noi.

Gabriele  De Luca  2B Agrario

 

 

The Eichmann Show: Il Processo del secolo”

In occasione della giornata della memoria, la “Lucky Red” ha distribuito il film nei cinema dal 25 al 27 gennaio 2016.
Noi ragazzi e ragazze dell’IISS Domizia Lucilla abbiamo avuto la fortuna di partecipare, per non dimenticare le torture e le angherie subite dagli Ebrei, Zingari, persone con sindrome di Down, ma anche Gay e oppositori politici subite 71 anni fa nei purtroppo “famosi” campi di sterminio tedeschi.

Ideato, girato e prodotto, è stato trasmesso per la prima volta sulle televisioni Inglesi dalla BBC, nel gennaio del 2015.
La storia narra del processo ai danni di Adolf Eichmann, un personaggio di spicco nelle autorità tedesche: pare infatti sia stato proprio lui a promuovere e suggerire la “soluzione finale al problema Ebraico”. Eichmann si sottrae al processo di Norimberga, fuggendo in Argentina, dove viene poi intercettato ed arrestato dal Mossad (Intelligence israeliane) che porta Adolf davanti al governo israeliano, pretenzioso della sua “Norimberga”.
Milton Fruchtman, noto produttore televisivo in Israele, fiuta l’affare e pensa bene che un evento di tale importanza sarebbe stato un ottimo prodotto da portare in tv. Ed è più o meno qui che il film inizia, qualche giorno prima dell’apertura del processo, dove possiamo vedere i giudici rifiutare anche solo la proposta di registrare il tutto, ma grazie all’astuzia e all’aiuto del regista Leo Hurwitz, Milton convincerà i giudici e riuscirà a riprendere quello che sarebbe stato uno dei processi più seguiti in tutto il mondo. Il processo Eichmann, trasmesso in parecchi paesi, Germania inclusa, dove si stima che l’80% dei tedeschi vi assistette per almeno un’ora a settimana, è perciò una pagina che riguarda i media prima ancora che l’olocausto. Non dice nulla di nuovo sullo strapotere di TV e cinema a partire dagli anni ’50, ma per la prima volta pone dei quesiti anche su uno degli argomenti più delicati (se non il più delicato) degli ultimi settant’anni. A questo si affianca un binario parallelo, che verte sull’ossessione del regista Hurwitz verso l’imputato. Anche qui, non emerge alcuna morale e l’esito è sfumato, ma di base l’intento è quello di dimostrare che anche in un mostro come Eichmann si celi un briciolo di umanità. Perciò Hurwitz non fa altro che fissare il primo piano del funzionario nazista, nella speranza di cogliere un segno, un gesto, qualcosa, anche appena percettibile, che tradisca quella freddezza e quella disinvoltura che ha davvero dell’incredibile.
Il meccanismo interessante del film sta nel suo rievocare con l’immancabile rispetto la questione, portando avanti però un discorso che in fondo riguarda la Shoah indirettamente. È la storia che si fa spettacolo, così come è stato imposto proprio dal dopoguerra in avanti. Nel film si alternano costantemente immagini di repertorio alla messa in scena di questa sala di regia, in cui vengono decise inquadrature e montaggio televisivo, in generale dell’intero processo, durato mesi. Qui cogliamo un aspetto importante, ovvero quello relativo non tanto alla ricostruzione di un evento, che storicamente oggi si conosce, bensì delle modalità attraverso cui viene veicolato.

Ed è tutto questo insieme di sottigliezze e dettagli che rende questo, un film sicuramente degno di nota e travolgente che ci permette di ricordare gli orrori commessi durante la Seconda Guerra Mondiale e ci rammenta che:
“Le lacrime di un uomo rosso, giallo, nero, marrone o bianco che sia, sono tutte uguali”.

Lisa Fedeli 4A Pasticceria





 

 

​

 

 

“Una volta nella vita” per me è stato un film molto emozionante ed interessante, che mostra come la passione di una professoressa possa essere capace di dare fiducia ai suoi alunni; come riesca a vincere il disinteresse, la conflittualità e il razzismo di una classe difficile.La professoressa del film riesce con grande professionalità e passione a motivare i suoi alunni sul tema dello sterminio nei campi di concentramento nazisti. Alla fine, a dispetto delle aspettative di tutti, e soprattutto degli stessi ragazzi, la classe vince un importante premio e ne esce motivata dal punto di vista umano. Sul tema del razzismo vorrei dire semplicemente che sono fermamente convinta che i colori li abbiano inventati per rendere più vivace il mondo, non per differenziare le persone. Essere diversi è bellissimo!Io vorrei svegliarmi in un posto dove non esiste la differenza di colore della pelle, dove le persone possono essere classificate solo per ciò che di buono possono svolgere nella loro vita.

 

Chiara Mangiapane 2B Agrario 

  • Facebook Round
  • Twitter Round
  • YouTube Round
  • Google Round
  • LinkedIn Round

© by Studenti del DOMIZIA LUCILLA. Proudly created with Wix.com

bottom of page